domenica 7 agosto 2011

Una foto misteriosa / 4

(segue da qui)

Bene, le ipotesi le ho fatte, è ora di preparare un supporto a base di tecnologia. Avvio Oziexplorer, e apro la mappa della zona. Seguendo la viabilità presente sulla mappa, disegno una traccia che, partendo da Badolo, mi permetta di raggiungere il punto dove la strada per Brento interseca il rio che scende dalla mia ipotetica cascata. Continuo a disegnare la traccia fino alla località Campiuno, seguendo una stradina asfaltata, poi proseguo su carrareccia, fino a raggiungere la zona dove diversi rii si congiungono e precipitano nell'imbuto. Segno qualche waypoint: il punto dove parcheggiare, il punto, raggiungibile con sterrata, al di sopra della cascata, tre punti dove ipotizzo si possa trovare la cascata fotografata dai Ranuzzi:
Ok, salvo traccia e punti, e li invio al mio GPS. Sono pronto, si parte!
La giornata è calda, ma il clima è ancora sopportabile. Arrivo a Badolo, accendo il GPS ed inizio a seguirne le indicazioni. Ho deciso di cercare prima la zona superiore alla cascata, e di addentrarmi in un secondo tempo dove suppongo sia stata scattata la foto. Supero quindi il punto che ho chiamato "parcheggio" e raggiungo Campiuno. Da qui si va a piedi. La carrareccia passa sull'orlo di un campo coltivato, ai piedi dell'affioramento di arenaria di cresta. Il paesaggio è suggestivo, sebbene alcuni recinti costruiti con reti da letto accatastate mi facciano rimpiangere la cura per il decoro del proprio territorio che si riscontra in Alto Adige. Presto si entra nella boscaglia, aumenta la sensazione d'afa. Si attraversa qualche tratto fangoso, costeggiando a sinistra un burrone di cui non si vede, tra la fitta vegetazione, il fondo. Ora scavalchiamo un rigagnolo che taglia la nostra strada e si tuffa a sinistra: segno questo punto sul gps (RIO). Siamo molto vicini al punto SOPRACASCATA, che non riusciamo a raggiungere, però, perchè lo stradello dev'essere franato, e probabilmente è stato ricostruito appena più in alto. Seguendo questa deviazione, troviamo una sorgente, e poco oltre un nuovo e più robusto rio, che possiamo osservare tuffarsi ben inciso nel profondo bosco alla nostra sinistra. Segno anche questo punto (RIO*). Da qui lo stradello diventa un bel sentiero che, dopo una breve salita, sbuca dalla boscaglia in un pianoro che riconosco per averlo ragigunto, da altro sentiero, in mountainbike. Torniamo sui nostri passi fino all'auto. Ho buone sensazioni, e credo che il caso "della foto misteriosa" stia per trovare una soluzione. In dieci minuti raggiungiamo il tornante dove parcheggiare l'auto. Una volta scesi, riconosciamo nel bosco fitto a lato della strada la traccia poco evidente di quello che doveva essere un sentierino: sorrido soddisfatto. Se c'è (o c'era) un sentiero, dev'esserci un luogo meritevole di essere raggiunto...
La vegetazione è intricata, si incontrano dei massi franati dalle alte pareti a sinistra. Non si avanza agevolmente, ma non ci sono difficoltà insormontabili. L'avvicinamento richiede poco tempo: superata una frana recente, che ha portato a valle massi e piccoli alberi, uno squarcio nella vegetazione permette di ammirare una meravigliosa parete di arenaria, dalle sfumature di un bianco caldo e dalle forme arrotondate dall'erosione:
non è ciò che sto cercando, ma vale un'emozione. Continuo ad avanzare, scavalco un masso, sollevo lo sguardo, e...ecco!
la vegetazione me l'ha nascosta finchè non sono arrivato molto vicino, ma... non ho dubbi: la cresta che scende dall'alto a destra, e la scura caverna che s'intravede in basso a sinistra sono proprio quelli dell'antica foto! Certo che cent'anni son passati, ed una guerra mondiale che in questa zona ha scaricato tonnellate di bombe, certo che forse un tempo il bosco veniva mantenuto pulito da chi raccoglieva legna, certo, insomma, che a colpo d'occhio molte cose sono cambiate, ma.... so che quegli antichi turisti fecero una sosta proprio dove mi trovo io ora. Qualche foto, da un paio di punti di ripresa, qualche ragionamento sulla difficoltà che una signora avanti negli anni, appoggiandosi ad un bastone, deve aver fatto per raggiungere quel punto dove mettersi in posa, ed ecco che alle 17:00, puntuale, come da previsioni meteo, un tuono piuttosto vicino mi consiglia di non attendere in questa gola franosa il temporale in arrivo. A casa!
E così, collegato al pc il gps, posso vedere il percorso che ho effettivamente seguito:

...e constatare che i rii incontrati nei punti RIO e RIO* sono effettivamente i due maggiori afferenti della cascata. 
Un'ultima comparazione la effettuo con l'impiego di un programma di fotoritocco:



Il punto di ripresa della mia foto sembrerebbe essere un po' più ravvicinato e spostato a sinistra rispetto a quello scelto dal fotografo del 1891. Per come si è sviluppata la vegetazione oggi, però, non mi è stato possibile vedere la cascata finchè non ne sono arrivato così a ridosso. inoltre non ho visto traccia di un percorso semplice che portasse al sottoroccia dove i tre personaggi si erano inerpicati per posare: sarà il caso di tornare a dare un'occhiata, magari quando la vegetazione sarà un po' meno rigogliosa. Qualcuno vuole accompagnarmi?

12 commenti:

  1. Egr. Dott. Kiodo, mi prenoto per la visita autunnale alla "Cascata del Frate"! :)

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  2. grande gaetano! bel lavoro, nel tuo stile preciso e pignolo che riconosco con nostalgia.

    essere precisi e l'aspetto professionale che apprezzo di più.

    a presto a bologna,
    gianni calca

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  3. grazie rEgazzi :)
    allora a novembre si parte col pullmino?

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  4. Mr. KiodinStone, I suppose.

    (Bravo!)

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  5. AHAHAH! non esageriamo... ero a 34km da casetta....
    Thakyou Miss Barbi :)

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  6. Complimenti!

    Da oggi ti chiameremo Schliemann.. :-)

    Tra l'altro io ho trovato negli anni un gran numero di foto ottocentesche e del primo '900 che immortalano posti distanti e diversissimi (una è quella che campeggia nel mio blog). Alcune sono italiane e sarebbe davvero interessante trovare il punto esatto in cui sono state scattate. Ti interessano?

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  7. Sei stato bravo a trovare il posto e la foto è molto affascinante, unico appunto: secondo me non è del tutto vero che una foto un po' "sbiadita" abbia meno informazioni, anzi ne comunica una in più: il tempo trascorso. Qualità poco apprezzata per stabilire la 'geografia' di una fotografia, ma utile per la sua storia e per la suggestione evocativa che ne consegue.
    Sofismi a parte dev'essere stato molto intrigante ricostruire un percorso e un'esperienza vissute cento anni prima, complimenti per l'arguzia e la tenacia oltre ché per l'acquisto della bella foto (secondo me la migliore del lotto).

    ps.
    quando ci torni fammi sapere, ti accompagno volentieri

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  8. Grazie Robbè.
    La tua osservazione è giusta, per quanto apra la porta alla possibile falsificazione delle informazioni: non ci vuole molto a far sbiadire una stampa all'argento, se lo si vuole fare.
    Comunque hai ragione. La mia ricerca di informazioni si limitava a quelle di ordine geografico, ma tante altre se ne potrebbero trovare!
    Allora tieni pronti gli scarponi da trecking ;-)

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